Il M. hippocastani che si differenzia dal M. melolontha solo per il restringimento del pigidio, si nutre prevalentemente a spese delle foglie dell’ippocastano e castagno e raramente, le altre piante forestali.
Le larve di colore bianco latte misurano 40-45 mm di lunghezza (a maturità) e vivono preferibilmente in terreni sabbiosi.
Gli adulti fuoriescono dal terreno quando la temperatura, alla profondità di 25 cm, raggiunge i 10-11 gradi (tra aprile e maggio); la attività è crepuscolare, quando raggiungono in volo la chioma delle piante, si alimentano per un paio di settimane e poi ritornano al luogo di origine.
Le femmine depongono dalle 20-30 uova ad una profondità che varia da 10 a 25 cm. (la deposizione delle uova può avvenire da 1 a 3-4 volte).
Dopo 4-6 settimane nascono le larve che iniziano a nutrirsi delle piccole radici capillari senza provocare notevoli danni; in settembre compiuta la prima muta si portano a un metro di profondità per svernare
Alla primavera successiva (secondo anno) risalgono verso la superficie nutrendosi a carico delle radici più sviluppate, compiono una seconda muta e continuano a nutrirsi sino all’autunno raggiungendo una lunghezza di 30-35 mm , poi si riportano nuovamente in profondità per trascorrere l’inverno.
In primavera (terzo anno) hanno raggiunto un avanzato stadio di sviluppo e la nutrizione è più contenuta. Raggiunta la maturità si accingono a compiere la metamorfosi entro una cella in 7-8 settimane.
I nuovi adulti rimangono in diapausa nelle proprie celle sino alla primavera successiva dove inizieranno i voli.
I sistemi di lotta contro il coleottero sono di tipo agronomico, chimico e microbiologico.
Il primo si basa sul fatto di limitare la ovodeposizione considerando il fatto che le femmine depongono preferibilmente nei prati dove è stata sfalciata di recente l’erba, perciò sarà opportuno rimandare lo sfalcio per ostacolare la deposizione delle uova.
I terreni dove i prati dovranno essere soppressi, dopo il primo raccolto, si devono tenere arati e comunque puliti da erbe infestanti.
I terreni considerati infestati, prima della messa a dimora della coltura, vanno, nel periodo estivo, ripetutamente lavorati con erpici a lame rotanti ed in lavorazioni incrociate.
L’intervento chimico si basa sulla somministrazione al terreno, all’atto della messa a dimora della coltura, di geodisinfestanti microgranulari (Diazinon, Chlorpyrifos, Carbofuran, Forate, Isopenphos+Foxim ecc.)
Nella lotta microbiologica viene usato il fungo antagonista Beauveria Brongniartii che viene interrato sotto forma di sospensione o con trattamenti per mezzo di aereo sui boschi fortemente infestati.